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Palombara Sabina, Roma, Italy
Monti, stelle, fiori....

lunedì 12 gennaio 2009

Casa mia.

C’erano le cavallette che saltavano dappertutto quando mi portava in montagna!
Mi ricordo l’aria fresca, il caldo del Sole che bruciava sulla pelle e mio padre che mi raccontava dei giorni passati al casale dello Staino, come lo chiama lui. Quand’era ragazzo si organizzava con gli amici per dormire diversi giorni li, oggi non si può più neanche entrare per paura che ti crolli tutto addosso. Facevano i turni tutte le mattine per andare a prendere il pane a Monteflavio e per andare a prendere l’acqua a Fonte Celimorti (Cerunorti). A me ha fatto sempre ridere il modo in cui la chiama.
Ero piccolo quando mi portava su, avevo 6 o 7 anni. E’ stato lui, probabilmente, a far accendere in me la passione per queste montagne. Mi portava allo Staino, sul Pellecchia, alla Torretta. Poi è arrivata l’adolescenza e ho cominciato a fare escursioni da solo o con gli amici. Arrivare alle sorgenti di Capo d’acqua quando avevo 15 anni era come arrivare in vetta al Cervino. Nel corso degli anni ho fatto mio tutto il territorio dei Lucretili, cima dopo cima, valle dopo valle ho battuto tutta la zona delle mie montagne. Riuscire a vedere uno scoiattolo a valle scoperta, l’aquila che volteggia nel cielo blu del Pellecchia, un orbettino che si scalda al primo sole del mattino su una roccia di calcare, un giglio che schiude i suoi petali rosa, le splendide fioriture delle orchidee o il groviglio delle salamandrine che si accoppiano nelle acque cristalline di un torrente trasmette emozioni che forse solo un Lucretile può comprendere.
Qualcuno mi diceva che i Lucretili erano monti semplici, senza fascino, che le belle escursioni erano da farsi sulle vere montagne, Gran Sasso, Velino…
Ho cominciato così a salire in groppa ai giganti dell’Appennino, ma ogni volta lo sguardo tendeva ad ovest. Nei pomeriggi delle giornate più limpide, dal Corno Grande o dal Terminillo lo skyline delle mie montagne era sempre li, che si stagliava sulla linea bronzea del Tirreno. Avrei riconosciuto quelle forme da qualunque distanza. Come un bimbo può riconoscere la mamma tra mille altre donne, osservavo con una certa nostalgia il regolare degradare del Gennaro verso nord e le morbide forme del Pellecchia.
Quando ho compreso il valore del tesoro custodito tra questi monti ho deciso di rendere partecipi altre persone, e ho cominciato ad accompagnare con associazioni e con il Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili gruppi in escursioni, raccontando loro la storia di questi posti, i giochi biologici che permettono l’enorme biodiversità di questo territorio e i meccanismi geologici che ne hanno permesso la formazione.
Sono nato qui, sono cresciuto qui ed ogni volta che sono lontano per lavoro o per qualsiasi altro motivo la mia mente torna comunque sempre in questi luoghi. Il Pratone, il fosso di Vena Scritta, il Casarene, la croce del Gennaro… ovunque possa condurmi la vita con il suo frenetico contorcersi, il mio spirito è li, a casa mia.

1 commento:

Harlock ha detto...

...e qui scattano le riflessioni...c'è un posto che io possa chiamare casa, che abbia lo stesso valore che dai tu ai tuoi Lucretili?

Al momento non saprei rispondere. Questo forse è un problema di chi nasce e cresce in una grande città.

O forse sono solo io...